Il settore dello shipping è ancora troppo maschile
Ad affermarlo è Carla Roncallo, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, socia Wista: “Ho il mare nel sangue e sono fortunata, ma oggi sono l’unica presidente di una delle 16 AdSPe anche tra i segretari generali si conta solo una donna”
“Sono genovese di nascita e camoglina di adozione: ora vivo tra Genova, Camogli, Spezia, con il suo meraviglioso golfo e Carrara, in un’area geografica che al mare deve quasi tutto. Ecco, il mare è irrinunciabile per me. Arrivare ad essere presidente di un porto, anzi di due, è stata ed è tuttora una gioia grandissima. Intendiamoci: non è un lavoro facile e lo dimostrano purtroppo i numerosi incidenti di percorso che molti tra noi presidenti hanno avuto, anche recentemente. Ma credo che il nostro sia il compito più interessante che una persona che ama il mare e tutto quello che gli gira intorno possa fare”.
L’architetto Carla Roncallo è la presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, della quale, a seguito della riforma dei porti voluta dal Ministro Delrio nel 2016, fanno parte i porti di La Spezia e Marina di Carrara: con il suo ruolo apicale, costituisce senza dubbio un punto di riferimento per le tante donne che cercano di farsi largo nel settore dello shipping e della portualità e che, anche attraverso Wista Italy, provano tutti i giorni a combattere contro le differenze di genere che ancora caratterizzato questo ambito.
Carla, quanto è difficile per una donna raggiungere un ruolo apicale nel settore dello shipping e della portualità? E’ oggettivamente difficile e non lo dico io, ma lo dicono i numeri. Parlo del settore pubblico, che è quello che conosco meglio e nel quale le possibilità di carriera dovrebbero essere ovviamente le stesse per gli uomini e per le donne, anche se i numeri ci dicono che non è così. Al momento sono l’unica presidente di una delle sedici AdSPe anche tra i segretari generali si conta solo una donna. Il settore dello shipping è ancora molto maschile, ma non è l’unico: anche quello delle infrastrutture, dal quale provengo, ai livelli apicali conta pochissime donne. E anche nel privato i numeri sono molto bassi.
Il cosiddetto salary gap, le differenze di opportunità, l’alternativa tra lavoro e carriera: crede che nel nostro Paese le differenze di genere siano ancora marcate, in generale? Non in tutti i settori, ma in molti sì, e questo nonostante ormai da molti anni le Università siano piene di studentesse che spesso si laureano con risultati migliori degli studenti di sesso maschile. Il tema delle quote rosa mi ha visto inizialmente contraria: le trovavo in qualche modo umilianti, ma ora penso che senza un supporto normativo di questo tipo, saremmo ancora più indietro e ben venga quindi tutto ciò che può aiutare a colmare questa distanza. Nel settore pubblico comunque il salary gap non esiste, e ci mancherebbe altro: credo sia un problema del solo settore privato, un problema peraltro molto grave.
Come pensa che WistaItaly possa favorire l’abbattimento delle differenze di genere nel settore marittimo? Wista sta lavorando molto e molto bene su questo tema e la sua presenza nei più importanti contesti nazionali e internazionali dove si parla di shipping può aiutare molto a sensibilizzare il cluster marittimo e le istituzioni su aspetti sempre più fondamentali.
Nel suo caso, come ha conciliato una carriera straordinaria con la sua vita privata? Ho sempre potuto contare su un’ottima collaborazione familiare, di mio marito in particolare, che mi ha sempre incoraggiato ad affrontare le sfide, anche quando questo comportava per lui farsi quasi completamente carico dei figli. Ho accettato un incarico dirigenziale in ANAS a Bologna, per esempio e mia figlia, che aveva solo un anno e mezzo è rimasta a Genova con lui per più di due anni; oppure, quando siamo tornati dall’Etiopia dove abbiamo adottato il nostro secondo figlio, è stato lui a prendere qualche mese di aspettativa per curarsene a tempo pieno. Non tutte le donne hanno questa fortuna e qualche volta devono rinunciare a progressioni di carriera per dedicarsi alla famiglia. Se questa è una libera scelta non ho nulla da dire, ma in molti casi questa è l’unica scelta possibile per loro. E in questo caso è davvero un peccato.
Ha un’esperienza come dirigente del settore Infrastrutture della Regione Liguria: che posizione ha sul crollo del Ponte Morandi? E’ stata una tragedia enorme e non voglio giustificare nessuno. Non so però cosa sarebbe successo se Autostrade avesse proposto di demolirlo e rifarlo, prima di arrivare al crollo, tagliando di fatto l’Italia in due. Il problema vero, è non avere costruito un’alternativa a quel tracciato, quale dovrebbe essere la gronda autostradale, che avrebbe consentito di intervenire sul ponte Morandi, magari proprio con la sua demolizione e ricostruzione, senza dover pagare un prezzo così alto. Ma dagli errori non si impara mai ed è incredibile che ancora adesso si discuta sull’opportunità o meno di realizzarla.
Come ha trascorso, personalmente, il periodo del cosiddetto lockdown? Sono stata molto più a casa del solito ma almeno una volta o due alla settimana andavo in ufficio a La Spezia: non tutto si può fare da casa. I porti sono rimasti sempre aperti e nei primi tempi del lockdown i problemi organizzativi erano molti per tutti i nostri operatori, anche banalmente quello di reperire i DPI per i lavoratori. Comunque tutti abbiamo sperimentato un nuovo modo di lavorare, anche a distanza, e credo che in futuro questa esperienza ci lascerà qualcosa di positivo sotto il profilo organizzativo.
Che tipo di ricadute economiche immagina, nel suo settore, per il post-pandemia? Difficile fare previsioni: io sono ottimista per natura e spero che quando la pandemia verrà debellata, ci vorrà un pò di tempo ma progressivamente tutto tornerà come prima. Certo è che, anche se in Italia le cose stanno andando abbastanza bene, il nostro settore è tra i più globalizzati e per ripartire seriamente ha bisogno che anche il resto del mondo superi questo momento così difficile.
Ha una frase o un aforisma che la rappresenta? Potrei citare De Andrè, dedicando la frase’anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti…’ a chi è indifferente o comunque non fa abbastanza per colmare le differenze di qualsiasi tipo tra le persone, differenze di genere, certo,ma anche di provenienza geografica, di religione, culturali, etnia.
(intervista raccolta da Pasquale Raicaldo)